Shao Lin Kung Fu Wushu Magazine                       



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LA FORMULA A CINQUE CARATTERI DI Li Yi Yu

Quando il cuore non è tranquillo, non è possibile concentrarsi. Mancherà la coordinazione nel muoversi avanti e indietro, a destra e a sinistra. Di conseguenza, il cuore dev’essere tranquillo. Dal momento in cui s’inizia il movimento, non bisogna farsi guidare dal sé. Dovete tranquillizzare il cuore ed entrare in sintonia con il vostro corpo. I vostri movimenti seguono quelli dell’avversario. Se lui flette, voi tendete. Non dovete cedere, né opporre resistenza. Flettere e tendere non sono determinati da voi. Quando l’avversario è forte, anch’io sono forte. Quando l’avversario è debole, io sono ancora forte. La mia intenzione precede sempre la sua. Dovete mantenervi sempre vigili. Laddove c’è contatto, la concentrazione è al culmine. Mentre siete impegnati a non cedere e a non resistere, dovete saper cogliere informazioni utili. Dopo un lungo periodo di pratica, riuscirete a tradurre queste informazioni sul piano fisico. Ciò dipende completamente dall’uso dell’intenzione e non della forza (jing). Il risultato sarà: l’avversario è controllato da me, io non sono controllato dagli altri.

Agilità del corpo

Se il corpo è lento, non si può avanzare e indietreggiare come si vorrebbe. Di conseguenza, il corpo dev’essere agile. Muovendo le mani, bisogna essere rapidi. Quando percepisco la forza dell’avversario toccare la mia pelle, la mia intenzione è già penetrata nelle sue ossa. Le mani sono il sostegno, e tutto è all’insegna di un unico qi. Se la sinistra è pesante, diventa vuota, e la mia destra ha già colpito. Se la destra è pesante, diventa vuota, e la mia sinistra ha già colpito. Il qi è come una ruota. Tutto il corpo deve coordinare i singoli movimenti. Se una parte non si muove in sintonia con le altre, il corpo sarà nel caos e privo di forza. La radice del problema si trova nell’addome e nelle gambe. All’inizio il cuore segue il corpo. Seguite l’avversario e non il sé. In seguito, il corpo segue il cuore mentre sta ancora seguendo l’avversario. Se vi muovete senza seguire l’avversario, il movimento sarà lento.

Se il movimento segue quello dell’avversario, sarà vivo. Se seguite l’avversario, le vostre mani saranno sensibili, e potrete valutare con precisione la forza dell’avversario. Il raggio d’azione dell’attacco avversario dev’essere calcolato con la massima precisione. Dovrete muovervi avanti e indietro, avanzare e indietreggiare. Tanto più praticherete, tanto più affinata sarà la vostra tecnica.

Immagazzinare il qi

Se il qi viene disperso e non immagazzinato dentro di sé, il corpo cadrà facilmente nel caos. Bisogna mantenere il qi nella spina dorsale. Il respiro dev’essere regolare e pervadere tutto il corpo. Inspirare significa chiudere e immagazzinare, espirare aprire e liberare. Durante l’inspirazione l’energia sale, e contrastate l’avversario. Durante l’espirazione l’energia scende, e allontanate l’avversario. È l’intenzione che guida il qi, non la forza bruta.

La forza (jing) è completa

La forza di tutto il corpo e riunita in un unico insieme. Sostanziale e in sostanziale sono ben distinti. Quando si ricorre alla forza, dev’esserci una radice. La forza sorge dal tallone, è controllata dall’addome e si manifesta nelle dita. Scaturisce dalla spina dorsale. Bisogna inoltre fare appello a tutto il nostro spirito. Nel momento in cui l’avversario sta per ricorrere alla propria forza, ma non l’ha ancora fatto, la mia forza ha già intercettato la sua. Non devo ricorrere alla forza, né prima, né dopo. Anche se vi sentite la pelle in fiamme o siete colpiti da un’inondazione, non dovete minimamente lasciarvi turbare. Cercate la retta nel circolare; prima immagazzinate e poi liberate; soltanto così potrete ottenere dei risultati validi. Ciò significa prendere a prestito la forza dell’avversario per usarla contro di lui.

Concentrare lo spirito

Dopo aver seguito i primi quattro precetti, bisogna concentrare lo spirito. Quando lo spirito è concentrato, "l’unico qi" viene stimolato e forgiato. L’essenza e il qi sono riportati allo spirito e il qi è attivo, si espande. L’essenza e lo spirito sono concentrati. Aprire e chiudere sono regolati. Insostanziale e sostanziale (Yin e Yang) sono ben distinti. Quando la sinistra è vuota, la destra è piena. Quando la destra è piena, la sinistra è vuota. Insostanziale (vuoto) non significa completamente privo di forza. Sostanziale (pieno) non significa completamente rigido. Il valore dello spirito risiede nella sua concentrazione. I punti critici sono il centro del petto e la vita. Il movimento e l’uso dello spirito non sono manifesti. Prendete a prestito la forza dagli altri. Il qi scaturisce dalla spina dorsale. In che modo il qi scaturisce dalla spina dorsale? Il qi scende verso il basso; parte dalle spalle e segue la spina dorsale, concentrandosi nell’addome. Il movimento del qi verso il basso è definito «chiudere». Dall’addome il qi risale lungo la spina dorsale e penetra nelle braccia, raggiungendo le dita, da cui esce. Il movimento del qi verso l’alto è definito «aprire». Chiudere è contrarre. Aprire è rilasciare. Capire il significato di «apertura» e «chiusura» significa arrivare a conoscere lo yin e lo yang. A questo livello, l’abilità e la forza migliorano di giorno in giorno. Piano piano sarete in condizione di agire a vostro piacimento.

 

IL METODO SEGRETO DI RILASCIO


I«Quattro caratteri»: sostegno, guida, rilassamento e rilascio

Sostenete la forza dell’avversario e prendetela in prestito. Ciò richiede agilità. Guidate la forza dell’avversario verso il vostro corpo, poi cominciate a immagazzinare la vostra forza. Ciò richiede concentrazione. Tranquillizzo la mia forza senza piegarmi. Ciò richiede quiete. Rilascio la mia forza dall’addome e dai piedi. Ciò richiede completezza.

 

I PUNTI FONDAMENTALI NELL’INSEGNAMENTO DELLA FORMA, DELL’USO E DELLA FORZA

Gli antichi hanno detto: «Se riesci a indurre l’avversario ad agire e poi lo fai cadere nel vuoto, puoi usare 4 once per deviare 1000 libbre. Se non riesci a indurre l’avversario ad agire e poi lo fai cadere nel vuoto, non potrai usare 4 once per deviare 1000 libbre». Questa affermazione è molto profonda e ha un vasto campo di applicazioni; è al di là della portata dei principianti. Andrò avanti nella mia spiegazione, affinché chi ha deciso di continuare a studiare possa fare progressi mentre pratica. Se volete indurre l’avversario ad agire, cadere nel vuoto e diventare preda del vostro uso di 4 once per deviare 1000 libbre, dovete per prima cosa conoscere voi stessi e gli altri. Se volete conoscere voi stessi e gli altri, dovete per prima cosa lasciar perdere voi stessi e seguire l’avversario. Se volete lasciar perdere voi stessi e seguire l’avversario, dovete per prima cosa conquistare l’opportunità e una posizione di forza. Se volete conquistare l’opportunità e una posizione di forza, dovete per prima cosa muovere tutto il corpo come una singola unità coordinata. Se volete muovere tutto il corpo come una singola unita coordinata, esso dev’essere perfettamente allineato. Se volete che il corpo sia perfettamente allineato, bisogna stimolare lo spirito e il qi. Se volete stimolare lo spirito e il qi, dovete per prima cosa sollevare lo spirito. Se volete sollevare lo spirito, non dovete permettere che il vostro spirito sia disperso all’esterno. Se volete impedire che lo spirito sia disperso all’esterno, dovete concentrare lo spirito e il qi nelle ossa. Se volete concentrare lo spirito e il qi nelle ossa, la parte alta delle anche deve avere forza, le spalle devono essere rilassate e il qi scendere verso il basso.
La forza (jing) deve provenire dai talIoni, trasformarsi nelle gambe, essere immagazzinata nel petto e convogliata nelle spalle. L’addome è la guida. In alto, le braccia si coordinano per attaccare. In basso, le gambe seguono il movimento delle braccia. La forza viene trasformata internamente. Contrarre equivale a chiudere. Rilasciare equivale ad aprire. Quando c’è quiete, tutto è quiete. Quiete significa chiusura. Al culmine della chiusura c’è il desiderio di aprirsi. Laddove c’è movimento, tutto si muove. Movimento significa apertura. Muoversi attraverso le forme, è il gong fu della comprensione di sé.
Prima di muovervi, accertatevi che tutto il corpo segua i precetti appena elencati. Se una qualsiasi parte del corpo non si attiene a uno di questi precetti, rimediate subito. E' per questo motivo che le forme devono essere eseguite lentamente, e non velocemente. «Mani che spingono» (Tui Shou o «Spinta con le mani») è il gongfu della comprensione degli altri, della comprensione degli altri nel movimento e nella quiete. Tutto ciò comporta sempre interrogare il sé. Se ho assunto la posizione corretta, non appena l’avversario colpisce, non devo minimamente disturbare le sue azioni, bensì trarre vantaggio dai suoi movimenti e agire. Sono sicuro di poter sfruttare la sua forza. L’avversario si espone. Se non vi trovate in una posizione di forza, non avete ancora risolto il problema del «doppio peso». La risposta si trova nello yin/ yang e nell’apertura/ chiusura. È questo il significato della frase: «Conosci te stesso e conosci gli altri, e in cento battaglie assaporerai cento vittorie» (di Sun Zu -"L'Arte della Guerra").



L'ENERGIA sviluppata attraverso l’ YI QUAN premessa per il corretto TAIJI

Non vi è movimento del taijiquan senza il coinvolgimento del qi dell’ Yi Quan; tale energia fuoriesce dai reni diffondendosi in tutto il corpo. Il qi si propaga in ogni cellula penetrando ogni nervo ed ogni organo, migliorando la circolazione del sangue, il sistema digestivo, ed il metabolismo nel suo complesso.
La forte tradizione mantenuta in questo stile recente ha permesso alla pratica dell’Yi Quan di far giungere sino a noi i principi comuni a tutte le Arti Marziali del passato in una forma molto più comprensibile e moderna, scevra delle ripetizioni e preclusioni generate dalla pratica delle forme, affinché ci riappropriamo oggi dell'essenza del taijiquan; in una società che si è trasformata radicalmente e nella quale i ritmi ed i tempi a disposizione sono sempre più serrati e la nostra mente sempre più distratta ed incapace di concentrarsi creando il giusto vuoto e distacco emozionale dalle azioni che compiono gli altri nei nostri riguardi, per permettere al qi di riaffiorare e di scorrere liberamente nel corpo.
Generalmente coloro che studiano il taijiquan ritengono che la ripetizione delle sole forme sia sufficiente per assimilare i principi interni alla disciplina, senza averli prima sperimentati entro tecniche separate.
Questo atteggiamento, oltre a rendere più difficile la comprensione di questa antica arte, determina un rallentamento nei processi di apprendimento.
Per migliorare il proprio livello è inevitabile rivisitare le tecniche separandole tra loro in modo da poterne cogliere il più piccolo aspetto.
Se l'obiettivo è quello di conseguire la forza delle arti marziali interne gli "esercizi da fermo" dell’Yi Quan rappresentano una vera e propria scorciatoia per raggiungere la meta.
Lo sviluppo energetico interno alla pratica del taijiquan può essere raggiunto con maggiore facilità se si adottano gli esercizi dell’Yi Quan come metodo di base del proprio studio. Essi sono essenziali sia per l'aspetto salutare che per quello marziale e conducono all'unificazione del corpo e dell'energia che lo attraversa con il dantian rinforzando ogni singola parte fisica.
Tra le funzioni della pratica taiji, fondamentale è lo sviluppo dell'energia mediante l’Yi Quan per rendere il corpo forte e fluido.
I vantaggi derivanti dall'allenamento secondo il sistema dell’Yi Quan sono molteplici, in primo luogo essi costituiscono i movimenti essenziali interni alle forme e rappresentano un sostegno effettivo nella ricerca e nello sviluppo della forza interna.
La loro naturalezza, spontaneità e ripetizione, accompagna inoltre l'individuo nell'acquisizione del rilassamento e nella sensibilizzazione del corpo e delle sue dinamiche.
Sperimentare i principi del taijiquan attraverso i movimenti essenziali, condensati e semplificati presenti negli esercizi base dell’Yi Quan, riduce i tempi di comprensione e facilita lo studente nell'accrescimento della propria conoscenza del metodo.
La pratica dell'energia mediante l’Yi Quan è semplice e complessa al tempo stesso, poiché è connaturata nell’uomo stesso ma ne abbiamo perso completamente il ricordo.
La forza interna prodotta dagli esercizi dell’Yi Quan è il frutto di un lavoro sottile ed equilibrato in cui l'energia mentale guida e controlla il movimento sviluppando energia interna e forza fisica.
Nell'esecuzione di tali esercizi si può, ad esempio, paragonare la spirale interna del movimento all'azione di un asciugamano quando viene ritorto per spremere fuori l'acqua, allo stesso modo è come se il corpo torcesse se stesso per sviluppare e rilasciare energia dal proprio centro e dalle rachidi spinali oppure immagazzinarvela per la terza età. Ciò dipenderà in particolare dal tipo di respirazione che adotterò: se espirerò in “apertura” od in “chiusura” dell’esercizio che sto eseguendo.
Le zone e i punti di maggior coinvolgimento nell'attività dell’Yi Quan sono il dantian ed il migmen: la zona della cintura e della schiena, delle spalle, delle braccia, delle mani, e, parallelamente, delle anche, delle ginocchia e dei piedi; come fosse il movimento un’ irradiazione ed una contrazione del qi che parte e ritorna nella sua origine: il “qihai” (oceano del soffio) posto sotto al dantian (tre dita sotto l’ombelico).
Nello sviluppo della pratica l'interazione delle parti fisiche descritte segue un processo perfettamente coordinato.
Nella parte superiore del corpo la spirale della cintura crea la spirale delle spalle, dei gomiti e dei polsi, mentre, in quella inferiore, crea la spirale delle anche, delle ginocchia e delle caviglie.
Inizialmente la spina dorsale dovrà esser tenuta rigorosamente perpendicolare al terreno, “rettificando” lombare e cervicale; successivamente si potrà flettere e torcere: torace ed anche, mantenendo come unico “fulcro” del movimento il dantian appunto.
Nella maggioranza dei casi gli assi che intersecano il dantian, nell'applicazione dei principi esposti, sono appartenenti a due coni opposti al vertice passanti per il suddetto centro del moto che avrà, via via che si progredisce nella pratica diametro sempre più piccolo. Tuttavia ciò che è fondamentale è la connessione delle varie parti fisiche cosicché nel momento in cui una parte si muove l'intero corpo si muova e tutti i moti relativi dei vari segmenti corporei si controbilancino all’interno del corpo lasciando il baricentro (dantian) in quiete.
La meccanica di tale pratica coinvolge l'utilizzo della postura, del respiro, del movimento coordinato, della mente vuota d’intenzionalità (neutra) della consapevolezza della cintura focalizzando l’attenzione al “respiro” del dantian e del qi .
Non è facile separare, nello sviluppo dell'azione, e differenziare le due polarità Yin e Yang costantemente, restandone consapevoli e non interferendo con la mente nella spontaneità e naturalezza del gesto, durante tutta l’esecuzione dello stesso, poiché altrimenti, se la mente si mettesse in moto anch’essa, renderebbe prevedibili (“visibili”all’occhio dell’esperto) le reazioni successive rendendoci così vulnerabili.

Tutto ciò deve avvenire in assenza di sforzo muscolare; se si dovesse determinare una contrazione repentina il flusso armonico dell'energia e quindi della vera forza elastica esplosiva (presente nel FahJin) risulterebbe bloccato.
Nel momento in cui la più piccola parte del corpo si sta muovendo, tutto l'intero corpo si deve muovere armonicamente, lasciando connessa ognuna di queste parti direttamente con il dantian: per questo è importante che tutto il corpo ed esso rimangano rilassati.


La pratica Yi Quan
Per praticarlo correttamente bisogna prima comprenderne i principi; all'inizio nessuno si muove correttamente ed è solo attraverso la comprensione che gradualmente possiamo migliorare la qualità del movimento.
Un errore comune, tra coloro che praticano il TaiJi, ad esempio, è quello di enfatizzare i movimenti attraverso dinamiche spesso eccessive.
I movimenti eccessivi conducono alla separazione delle varie parti del corpo e questo non è corretto, come pure non è corretto eseguire una grande quantità di evoluzioni se non vi corrisponde l'effettiva capacità di mantenere il controllo energetico interno. Tuttavia l’ampiezza dei movimenti è necessaria, all’inizio del percorso di studio, per individuare le “traiettorie ideali” dei segmenti corporei, prima d’ ”interiorizzare” i singoli movimenti e le “figure” nel loro insieme affinché scorrano fluide e continue come l’acqua di un fiume nel suo corso ormai maturo.
Un buon praticante deve raggiungere, attraverso la pratica e le ripercussioni che quest’ultima implica sul piano fisico e del proprio carattere, un senso di profonda umiltà. Senza quest’ultimo, che si raggiunge solo attraverso una pratica intelligente e costante per decenni, sarà impossibile per chiunque percorrere quella “Via” millenaria: che affonda sì le sue “radici” in una pratica prettamente fisica, ma protende i suoi “rami” alti nel cielo fino a ricongiungersi al “Tao originario” dal quale tutto ciò che esiste è stato generato ed al quale comunque ritorneremo.
Coloro che non arriveranno a possedere questa qualità del loro cuore retto (puro) non potranno invece fare progressi: più essi praticheranno più usciranno dal corretto sentiero senza mai raggiungere lo scopo della loro pratica.
Quindi: bisogna innanzitutto ricordare che il taijiquan è una scienza e al tempo stesso un'arte che si sviluppa attraverso il proprio percorso personale: tu dovrai guardare dentro di te per conoscere dapprima la struttura del tuo corpo, la forza ed il livello del tuo movimento, successivamente il tuo carattere, i tuoi pensieri e le tue azioni in relazione agli altri. Solamente allora sarai in grado di determinare la misura della tua posizione, quanto basso puoi stare e quale postura è più corretta per te ma soprattutto, per quanto tu faccia o sperimenti: la tua inadeguatezza al mondo che cambia e la tua necessità di non combatterlo in te stesso e negli altri ma comprenderne le leggi profonde ed armonizzare le tue piccole azioni quotidiane in quella direzione in perenne mutamento come l’I King c’insegna circa il Tao.
Gli esercizi Yi Quan hanno quindi, a livello fisico, come primo obiettivo: l'apertura dei meridiani affinché il flusso energetico possa circolare liberamente.
Se si vuole che ciò avvenga è importante realizzare che il movimento non deve essere forzato in alcun modo.
Un secondo obiettivo è finalizzato alla capacità di muovere il corpo come un insieme inscindibile, permettendo all'energia di poter essere utilizzata efficacemente durante i fahjin.
Un terzo obiettivo è lo sviluppo del cambiamento interno, ciò consente di cambiare velocemente la posizione e non essere colpiti nel proprio centro quando si è spinti o attaccati da un avversario. Se si è in grado di poter cambiare significa che il qi non è bloccato e l'equilibrio Yin/ Yang non viene perduto ma armonizzato in tempo reale (assorbito, trasformato ed utilizzato) che, a differenza dello Yoga ad esempio, potrebbe andar perduto nel momento che torniamo nel “mondo” come unico luogo ove possiamo sperimentarne la sua efficacia. Se il qi è bloccato e la schiena ed il dantian sono troppo tesi potremo pure mantenere una posizione per lungo tempo pensando di aver raggiunto l’armonia, ma ciò è solo apparenza poiché al minimo movimento o spinta esterna la perderemo sentendoci goffi e maldestri in ciascun tentativo di trovare una soluzione artificiosa “di testa” alla situazione imprevista che incontriamo.
La pratica dell’ Yi Quan quindi prevede una serie di esercizi, mai totalmente fermi, il cui scopo è quello di acquisire ed interiorizzare i principi che poi verranno applicati nelle forme del taijiquan (ad esempio il non coinvolgimento emotivo difronte al “fatto che accade” - come non ci appartenesse più - avendo dunque la serenità per fronteggiarlo qualunque esso sia) riducendo, semplificando e scomponendo il gesto in tecniche di facile esecuzione che liberano la mente dalla sua pressione quotidiana, verso la comprensione intuitiva della totalità del movimento nel suo insieme anziché fissarla su di una sua parte.
Le sequenze del TaiJi, poi, potranno differire tra loro, ma tutte seguiranno gli stessi principi interni. Alcuni esercizi dell’ Yi Quan sono finalizzati allo sviluppo del corpo, altri invece evidenziano traiettorie e rotazioni articolate su piani orizzontali, verticali e diagonali. La loro esecuzione avviene attraverso spirali naturali (concordi) o contrarie (discordi) ma nello stesso tempo complementari, che controbilanciano internamente i principi dello yin e dello yang. Dai più semplici ad i più complessi: tutti comunque perfettamente simmetrici rispetto al piano sagittale o rispetto all’origine.
Durante l'esecuzione l'apparato muscolare viene attivato in modo rilassato ed integrato coinvolgendo l'intera struttura del corpo. Le sequenze sviluppano la capacità di conseguire il bilanciamento ed il rilassamento attraverso un dinamismo che coinvolge la colonna vertebrale, le giunture, i muscoli, i tendini in un rapporto in cui la connessione mente-corpo-respiro avviene in modo consapevole, naturale e coordinata.
La pratica dell’ Yi Quan si svolge attraverso la comprensione delle dinamiche corporee evitando l'utilizzo della sola forza muscolare: precede ed accompagna lo studio del taijiquan ma il suo sviluppo ne è indipendente.
Sia nelle forme del taijiquan che negli esercizi dell’Yi Quan, il movimento è regolato dagli stessi parametri: apertura e chiusura; salita e discesa; avanzata e arretrata; pieno e vuoto alternandolo su destra e sinistra il peso corporeo secondo: punto, retta, cerchio, spirale e sfera “TaiJi tu” per poi tornare al punto della meditazione da cui “il Tutto” ha avuto origine (il Tao).

Indicazioni per la pratica:

- i movimenti del corpo seguono la spirale interna e un andamento circolare nella parte più esterna;
- tutti i movimenti devono essere eseguiti lentamente, dolcemente, con continuità ed in modo consapevole;
- ogni movimento ha origine nell'area del dantian e del migmen ed utilizza una compressione-espansione delle gambe e delle anche in modo da ottimizzare la stabilità ed il radicamento al suolo;
- nel movimento vengono utilizzati tutti i gruppi muscolari e le articolazioni contemporaneamente in modo coordinato e sincronizzato, utilizzando sequenze con andamento a spirale come nel moto di un serpente;
- i movimenti di chiusura seguono la contrazione dall'esterno verso l'interno e quelli di apertura o espansione, quella dall'interno verso l'esterno;
- la naturalezza dei movimenti è accompagnata dall'osservazione della mente attraverso una dinamica in cui la mente genera l'intenzione, l'intenzione guida l'energia (qi) e l'energia muove l'apparato muscolare e tendineo;
-il movimento stesso parte dalle radici profonde poste molto al di sotto delle nostre piante dei piedi, e si sviluppa “ancorando” l’estensione della nostra cervicale in un punto (più alto possibile) nel cielo che crei: internamente la sensazione di una corda di un contrabbasso (spina dorsale) che vibri tesa tra cielo e terra generando spirali ascendenti e discendenti sincronizzate al respiro ed all’entrata/ uscita della forza dal corpo; ed esternamente un campo d’induzione magnetica che risucchi l’avversario o lo respinga col nostro utilizzo consapevole dell’intenzione per sincronizzarci con quella sua prima che avvenga il contatto vero e proprio.
- la capacità di far seguire il movimento attraverso il cambiamento interno è fondamentale per trasferire la forza dalle radici e dal centro verso la parte alta e più esterna e di là fuori attraverso le dita fino all’universo intero.

Dunque da questi pochi spunti di riflessione capiamo bene che qui non si tratta di imparare due–quattro movimenti o tecniche per sbattere per terra un avversario ma stiamo alla ricerca dell’essenza di noi stessi per orientarci costantemente in una vita che cambia senza soccombere: emozionalmente o psichicamente nel confronto con il mondo per non aver trovato “il senso” profondo nascosto dietro a tutto quest’immenso palcoscenico che chiamiamo realtà.


" Per me tutti gli uomini sono una sola famiglia, insegnerò a chiunque me lo chieda, senza ritenermi un maestro e senza considerare discepoli quelli che imparano da me."

"Tutti gli ambiti del sapere profondo sono semplici nella forma, ma complicati nel significato, e quelli complicati nella forma di rado hanno un'essenza significativa."

"I princìpi fondamentali della boxe sono comuni come i princìpi della vita, ma nello stesso tempo sono profondi e intricati come le leggi più complesse dell'universo."

"Se siete sulla pista sbagliata non capirete mai la quintessenza della boxe, ma anche sulla pista giusta non potete esaurire il mare della conoscenza nemmeno sforzandovi per tutta la vita. Perché essere così egoisti da mantenere segrete le proprie realizzazioni?"

"La conoscenza è il bene comune all'umanità di tutti i tempi e trascende i confini nazionali o regionali. Per quanto riguarda la condivisione di questo bene comune non occorre dire che non dovrebbero esserci discriminazioni tra gli abitanti di una nazione, e anche verso gli abitanti di altri paesi dovremmo nutrire sentimenti di fraternità e di apertura."

"Spero che così il concetto di fazioni e scuole un giorno sarà eliminato ed i princìpi fondamentali della boxe saranno portati avanti."

"Insegando la boxe ho sempre avuto l'abitudine di ... rispondere a tutte le domande e di dire tutto quello che so su un argomento a chi me lo chiede. La mia unica preoccupazione è se i miei allievi hanno imparato qualcosa da me o se ho qualcosa da offrire."

"... quando vedo che riescono ad applicare quello che hanno imparato sono felice. Dentro di me considero sempre la felicità degli altri come la mia e non mi sono mai ritenuto un maestro, infatti credo che nei contatti reciproci ciò che conta non è come gli altri si rivolgono a noi, ma lo spirito e l'affinità tra istruttore ed allievi. Se avete trasmesso vera abilità e conoscenza, non possono dimenticare questo favore, anche se non vi atteggiate a maestro."

"Gli allievi, d'altra parte, devono imparare attentamente dall'insegnante, percepire intuitivamente le sue istruzioni e poi vedere se ha integrato le capacità allo spirito in modo appropriato ed intelligente."

Quello che vi ho riportato è una sintesi di un ragionamento del "fondatore dell'Yi Quan" che ho da sempre condiviso, e chi mi segue da tempo sa che è così, il dialogo è molto lungo ed articolato e per motivi di tempo vi ho fornito un "assemblaggio" dei passaggi a mio avviso più significativi. Tengo a precisare che essendo stati scritti quasi 70 anni fa, è logico che il nostro percorso, basandosi su di essi, deve necessariamente proseguire il suo cammino: ciò non toglie nulla al valore delle affermazioni di quello che noi a pieno titolo possiamo oggi chiamare "Maestro".

Relativamente agli argomenti che tocca vorrei permettermi solo alcune semplici osservazioni:

-Chi è in crescita non ha paura di condividere "le proprie realizzazioni" con altri, ma anzi è ben felice di contribuire con la sua "goccia d'acqua" all' "Oceano" del sapere Universale, nel quale tutta l'Umanità può attingere e riversare saggezza e conoscénza illimitatamente, cosa che sarebbe altrimenti impossibile per ciascuno da raggiungere da solo.
Un passo che ho saltato del Maestro dice, a proposito del rapporto "Maestro-discepolo":

"... Una volta formata la relazione maestro-discepolo, i discepoli non volendo offendere la dignità del maestro non mettono mai in discussione le sue parole..."

-Questo avviene, nelle scuole "tradizionali" a discapito della crescita del maestro stesso attraverso l'insegnamento. E' vero altresì che gli allievi:
"Se avete trasmesso vera abilità e conoscenza, non possono dimenticare questo favore, anche se non vi atteggiate a maestro."
Ma vi possono compatire qualora vogliate inconsapevolmente distruggere, per paura e possesso, tutto quanto all'inizio avevate cercato di costruire per amore e dedizione.

La Conoscenza, come la Verità, non sono "acquisizioni" o "realizzazioni" ma un percorso di relazione tra due persone sullo stesso piano ove ciascuno mette a disposizione dell'altro le sue conoscenze per trovare una soluzione comune rispettosa di entrambi.

"Non è importante l'obbiettivo e nemmeno il risultato raggiunto; ciò che è importante, è il cammino che facciamo insieme.
"[don Giuliano Testa fondatore del "Granello di Senape]

Quindi conoscenza e verità sono una "prassi" di operare nella realtà che permettono a queste ultime di manifestarsi: nella capacità reciproca di relazionarsi con gli altri nell'unico modo possibile.

In questo il Maestro Wang aveva visto giusto condannando i "maestri" dei suoi tempi; infatti questi "che si definiscono tali" sono quelli che hanno più bisogno di tutti di essere aiutati, perché senza la vera "presenza" e la disponibilità ad un' "amicizia" sincera, non ci potrà mai essere un passaggio di esperienze, in grado di condurci entrambe alla conoscenza e verità relative che si stanno manifestando qui ed ora tra noi due.

Come consiglio per uscire da queste sterili dinamiche, il Maestro XiangZhai ci dava:

"... Invece di stabilire subito un rapporto maestro-discepolo, possiamo rimandarlo al momento in cui le due parti avranno ottenuto una vera comprensione della conoscenza e della moralità reciproche."

Dunque, in una scuola volta alla vera conoscenza, "l'allievo"ha il dovere, se vede che il suo"maestro" non "... ha integrato le capacità allo spirito in modo appropriato ed intelligente"secondo i principi che professa, di prendere in disparte il maestro e parlargli diretto guardandolo fisso negli occhi: questo è ciò che un vero maestro si aspetta da un allievo.

Il maestro dal canto suo: deve cogliere questa come tutte le altre opportunità che la vita gli dà, come un' occasione ed una sfida che la vita gli mette innanzi per superare: sé stesso, il proprio attaccamento, il suo ruolo e tutto ciò a cui si era inconsapevolmente aggrappato, poiché:

"... Ha ottenuto la quintessenza dell'universo ed è capace di affrontare qualsiasi situazione."




Autodifesa" significa "combattimento". Bisogna capire che nel combattimento reale muoversi in modo violento non è utile quanto muoversi in modo leggero, che a sua volta non è utile come non muoversi affatto. La quiete  è il movimento costante, proprio come un volano appare statico quando gira molto veloce. Un movimento visibile non è altro che un riflesso della debolezza. Il movimento che risiede nella quiete e appare fermo in realtà è potente. Movimento e quiete sono interdipendenti, essendo l'uno la sorgente dell'altra. La loro applicazione magica dipende soprattutto dal controllo del sistema nervoso, dalla guida dell'intento, dalla contrazione e distensione di articolazioni e legamenti così come dal loro saldo sostegno, dall'azione e reazione dei movimenti rotatori e dall'uso della forza elastica prodotta respirando". (Insomma è una vera e propria scienza...)




“… È’ infatti solo quando il corpo è rilassato che gli organi interni si assestano, il sangue fluisce liberamente e si attuano sia un coordinamento effettivo dei muscoli («i muscoii sono all’unisono») che il controllo energetico. Non si deve mai esercitare forza violenta perché crea tensione ostacolando così la circolazione del “Qi” ed esaurendo il fisico.


Wang Xiangzhai scrisse:

«Gli Esercizi del Palo Eretto mirano a sviluppare forza dalla non forza ( non sforzo), movimento dal non movimento e movimento rapido dal movimento lento. Quanto più rilassato è il corpo, tanto più veloce è la circolazione del sangue e maggiore la forza sviluppata. Se si esercita forza irruente, invece, si crea tensione e il corpo perde la sua flessibilità spontanea, spesso fino al punto di ostacolare il flusso del sangue. Questo tipo di forza (da rilassamento) è in genere senza “forma” (Xing) e tipica dello spirito (Shen). Se si usa la forza della “forma”, allora si perde la natura intrinseca del movimento... . Quando il corpo è il più rilassato possibile, lo spirito è completamente raccolto; perciò anche se la forma può sembrare meschina e indolente, la mente è agile». (Di conseguenza lo saranno il Qi e Li - forza fisica coordinata - che dipendono da essa: Yi).

Come si può raggiungere tale rilassamento? A causa di azioni artificiali e di riflessi condizionati, molte parti dell’organismo umano sono indebitamente in tensione per tempi molto lunghi. Tali tensioni non si eliminano facilmente: perciò si deve imparare a rilassarsi. All’inizio della pratica, si deve usare coscientemente la mente per rilassare dapprima la testa, poi il volto, il collo, le spalle, giù fino alla dita dei piedi. Durante la pratica, occorre ricontrollarsi frequentemente, sforzandosi di rilassare le tensioni che sorgono, ripetendo ogni voita, se necessario, tutto il processo. In questo modo si potrà con costanza raggiungere un alto grado di rilassamento. Chi trova particolarmente difficile il compito, . può aiutarsi con l’espressione facciale, cioè adottando un’espressione del volto calma e composta, sorridente o meno, come se si fosse estremamente soddisfatti.

 

Naturalmente, rilassamento rimane sempre un termine relativo.

Mantenendo una posizione eretta fissa non si può essere completamente rilassati come da sdraiati. Si deve essere «rilassati ma non flaccidi, concentrati ma non rigidi», sentirsi il più possibile a proprio agio pur mantenendo la corretta posizione. Si riesce a percepire quando si raggiunge questo stato perché ci si sente, secondo le parole di Wang Xiangzhai, «come piacevolmente alticci o come se si stesse facendo un piacevole bagno in acqua calda». Si ha l’impressione di fluttuare nell’aria con la pressione atmosferica che spinge da ogni lato e con la struttura scheletrica in così perfetto allineamento da rimanere in quella posizione senza nessuno sforzo, coi “muscoli appesi alle ossa come vestiti sull’attaccapanni”.

 

Concentrazione e stato di quiete

«Entrare nello stato di quiete» è un obiettivo comune a tutte le forme di Qigong. In generale, quanto più profondo è questo stato, tanto più efficace è la pratica. L’ideale è uno stato in cui la mente è completamente calma, non disturbata da distrazioni casuali con l’attenzione limpida e concentrata. Tale stato è ovviamente collegato intrinsecamente col rilassamento del corpo, influenzandosi a vicenda, e serve anche per sviluppare il grado di pazienza e di costanza necessarie per la lunga pratica. A un livello superficiale, la mente umana ha generalmente periodi di calma e periodi di riflessione. A un livello profondo, è quieta e dimora in uno stato di completa auto-dimenticanza, dove sembra non esserci né mente o corpo all’interno né mondo all’esterno. Eppure l’attenzione diventa estremamente lucida e vigilante, molto sensibile verso l’ambiente ma non disturbata. Questo è lo stato più vantaggioso per nutrire una buona salute e per sviluppare una forte coscienza combattiva.

I seguaci taoisti e buddisti svilupparono un gran numero di metodi per calmare la mente e per concentrare l’attenzione. Wang XiangZhai però, come molti altri prima di lui, sottolinea che ogni metodo adottato deve essere il più naturale e semplice possibile, “senza mai né restringere né eccitare troppo la consapevolezza…”



” Indipendentemente da quanto velocemente un avversario mi attacca o da quanto lentamente io rispondo, non posso essere sconfitto. Non è che le mie tecniche siano più veloci di quelle degli avversari. Questo non ha niente a che vedere con la velocità o con la lentezza. Io sono vittorioso già dall’inizio. Appena il pensiero di un attacco attraversa la mente del mio avversario, sconvolge l’armonia dell’universo ed egli è istantaneamente sconfitto, indipendentemente dalla velocità con cui mi attacca. La vittoria o la sconfitta non sono una questione di tempo e di spazio. L’aikido è il principio della non-resistenza. Poiché è non-resistenza esso è vittorioso fin dall’inizio. Quelli che hanno cattive intenzioni o desiderio di supremazia si trovano istantaneamente sconfitti. Il vero budo è invincibile, dal momento che non combatte”.

“Nel vero budo non ci sono nemici. Il vero budo è una funzione dell’amore. Non è fatto per uccidere o per combattere, ma per nutrire tutte le cose e portarle al loro frutto. L’amore protegge e nutre la vita” .



Tao Te Ching



Puoi condurre spirito e corpo all’unità e non separarti da essa?
Puoi padroneggiare il respiro finché il tuo essere sia flessibile come il corpo di un infante?
Puoi purificare la tua visione interiore fino a vedere il cielo in ogni direzione?
Puoi amare il popolo e governarlo senza connivenze e manipolazioni?
Puoi sostenere i figli del cielo in tutto ciò che fai e sei?
Puoi dare alla saggezza del cuore la precedenza sulla comprensione della mente?
Far nascere, nutrire la vita, modellare le cose senza possederle, servire senza attendersi ricompensa, guidare senza dominare:
queste sono le profonde virtù della natura e le migliori azioni.

( LAO TZU "Tao Te Ching" Cap.X° a cura di B. Browne Walker, trad. di Claudio Lamparelli - Oscar Mondadori)


Lo specchietto per le allodole

Il vero obbiettivo non è sconfiggere un nemico: morto uno ne verrà un altro e questo all’infinito. Voler sopraffare il prossimo crea un blocco nell’energia all’interno del proprio corpo a causa dell’errato utilizzo della nostra mente e delle proprie risorse.
Il Kung Fu non è e non potrà mai essere "il fine" dell'esistenza umana, ma solo uno "strumento" fra gli infiniti mezzi a disposizione dell'uomo per raggiungere l'illuminazione.
Il vero obbiettivo è purificare, attraverso la pratica, tutti e sette i livelli di coscienza in cui siamo imprigionati, per liberare la nostra anima che solo allora sarà in grado di “vedere” gli altri come realmente sono e le loro intenzioni, mettendoci al riparo da tutti i possibili attacchi.




Da un illustre passato…


Siamo entrati ormai a pieno titolo nel nuovo millennio: l'alba dell'anno 2000 è già da tempo un ricordo, con tutta la sua messe di riflessioni sul passato e preoccupazioni per il futuro. Molti eventi hanno segnato questi tre anni nel bene e nel male e, anche per l'ASKT, Associazione per lo studio del kungfu tradizionale, che proprio nel 2000 ha la sua data di nascita, ha proseguito il suo lavoro di ricerca e diffusione delle arti marziali tradizionali cinesi.
Il M. Yang Lin Sheng, direttore tecnico dell'Associazione, nata in concomitanza con il centenario della nascita del suo maestro, Guo Pei Yun, vuole cogliere l'occasione per rivisitare alcuni dei momenti più significativi della storia marziale cinese attraverso il ricordo di una delle sue figure.
Nel 1900, infatti, nasceva nella regione dello Shaanxi Guo Pei Yun, un uomo destinato ad influenzare profondamente il mondo delle arti marziali cinesi e, alla luce del presente, l'ambiente marziale italiano.  Figlio di una ricca famiglia, poté dedicarsi allo studio del Wushu fin da bambino; in particolare studiò con un insegnante di Shaolin noto con il soprannome di Xin Yuan, che significa “agile come una scimmia”. Il maestro Guo, come spesso accade ai giovani allievi, venerava il suo insegnante e lo considerava invincibile: restò, così, molto perplesso di fronte all'atteggiamento deferente di Xin Yuan nei confronti di un personaggio un po' altezzoso giunto a casa del suo maestro. Guo fu ancor più sorpreso nel vedere il suo insegnante intento a studiare una tecnica all'apparenza inutile e poco appariscente per chi, come lui, era uso a tecniche ben più spettacolari. Al termine della lezione il personaggio dall'atteggiamento scostante se ne andò, permettendo al giovane Guo Pei Yun di lanciarsi subito alla carica con le domande: chi era quell'individuo? Perché il suo maestro lo trattava con tanta venerazione?Il maestro sorrise alla curiosità dell'allievo e ancor più lo divertì la critica cieca che Guo fece alla qualità tecnica del visitatore.
“Sei ancora giovane e non puoi capire le sue reali capacità: quello è Liu Wen Hua, uno dei più grandi esperti di xingyi quan di tutta la Cina.”
“D'accordo, ma il suo stile è inutile! Che razza di tecnica era quella. Il nostro stile è di gran lunga più efficace ed elegante a vedersi.”
Il maestro, pur sgridando il discepolo, trovò esilarante la sua fiducia incrollabile nello Shaolin quan e decise di permettergli di assistere di nuovo alla lezione del giorno dopo. Non appena Liu Wen Hua arrivò, Xin Yuan lo avvertì che un suo studente desiderava confrontare i rispettivi stili e il maestro Liu non si fece pregare: Guo lo attaccò più volte, ma finì sempre a terra parecchi metri più indietro con l'unico risultato di sentirsi impotente.     Esterrefatto dall'abilità di quell'uomo, Guo dovette arrendersi; fu così che Xin Yuan propose a Liu Wen Hua di accettare le scuse del suo studente e di insegnargli lo xingyi quan, la boxe della Forma e dell'Intenzione, uno dei più famosi stili interni. Guo Pei Yun iniziò così un lungo e faticoso addestramento che lo avrebbe portato a diventare uno dei più apprezzati e stimati maestri dello stile. Con il passare del tempo il taciturno e severo Liu trasmise le proprie conoscenze a Guo Pei Yun, che imparò a conoscere ed apprezzare il suo insegnante: figlio del celeberrimo Liu Qi Lan, uno dei dieci esperti usciti dalla scuola dello Hebei xingyi di Li Luo Neng , Liu Wen Hua era stato sottoposto dal padre ad un allenamento davvero massacrante, che prevedeva l'allenamento della posizione statica “san ti shi” per quattro ore al giorno e per nove lunghi anni. Questo sistema di addestramento era la sola via per accedere alla forza interna e padroneggiarla e ancor oggi rappresenta il primo approccio dello studente che si avvicini ad un maestro tradizionale.
Trascorso l'interminabile allenamento, il maestro Liu era stato in grado di apprendere il resto del sistema in breve tempo e le sue tecniche avevano assunto una potenza sovrumana: il suo corpo, centrato nell'addome, era simile all'acciaio avvolto nel cotone. Assunto dal governo per addestrare le guardie, era famoso per la sua abitudine di fumare una pipa talmente lunga da dover essere accesa da una persona all'altro capo: la pipa era tenuta nella mano sinistra anche durante le numerose sfide sostenute e vinte con il solo braccio destro.
Scarsamente interessato al panorama marziale contemporaneo e schivo, Liu Wen Hua fu sempre corteggiato dalle autorità del periodo: si dice che, invitato da coloro che più tardi sarebbero divenuti i vertici governativi di Taiwan per una dimostrazione, mostrò solo la sua tecnica preferita, pi quan, per pochi secondi e che poi si ritirò, rifiutando la richiesta di pranzare con i notabili presenti, lasciandoli stupefatti. Liu fu significativamente invitato da Wang Xiang Zhai, fondatore dell'yi quan (boxe dell'intenzione), come ospite d'onore e insegnante del centro per lo studio del wushu aperto a Pechino: Wang non stimava molto gli altri praticanti di arti marziali cinesi ed era visto di malocchio per la sua mentalità aperta e per la rivoluzione con cui aveva scosso il mondo marziale. Wang era alla ricerca dei migliori artisti marziali per raccogliere informazioni ed elevare, attraverso la comprensione dei principi essenziali, la qualità del kung fu cinese e Liu Wen Hua, più anziano di una generazione, rappresentava una delle massime autorità sia dello xingyi che del bagua . Il fondatore dell'yi quan lo reputava, evento praticamente unico, tecnicamente superiore a sé. Di lì a qualche anno, Wang incontrò un altro esperto di xingyi, che si dimostrò suo pari in conoscenza: Hu Yao Zhen . Il Maestro Hu era allievo di una figura di spicco dello xingyi quan, Xue Tian : personaggio controverso, studioso taoista e creatore di un'evoluzione personale dello xingyi quan, denominato xiang xin quan. Al momento dell'incontro con Hu Yao Zhen, che, sebbene molto più giovane, era suo fratello di kungfu, si era ritirato dall'ambiente marziale per dedidicarsi a studi filosofici. Hu Yao Zhen lo raggiunse, lo sfidò e fu completamente sopraffatto dall'abilità di Xue Tian: com'era tradizione ne divenne allievo, raggiungendo col tempo un livello straordinario.
Xue Tian, inviso ai maoisti per il suo rifiuto di abbandonare il Taoismo e sottomettersi alla dottrina di Mao, fu ucciso durante la Rivoluzione Culturale. Più tardi, a Pechino, giunse un altro personaggio straordinario, il più famoso maestro di Tai quan stile Chen, Chen Fa Ke . Persona dal carattere morbido e socievole, Chen riuscì, attraverso le sue grandi capacità e la sua perseveranza, a diffondere il suo stile rapidamente. Ben presto divenne amico fraterno di Hu Yao Zhen, con cui collaborò proficuamente per molti anni.
Lo scontro tra Hu Yao Zhen e Wang Xiang Zhai si risolse in fretta: Wang era uso a sbaragliare i suoi avversari, atterrandoli in un lampo; non appena il suo attacco fu annullato da Hu, Wang si accorse di avere di fronte un uomo fuori dal comune e chiuse la sfida, invitando l'avversario e un terzo personaggio, cui Hu aveva chiesto di proseguire la sfida in caso di sconfitta, a pranzo . L'accompagnatore designato era Guo Pei Yun . I tre maestri poterono, così, riunirsi intorno ad un tavolo, ove si parlò a lungo della situazione delle arti marziali, nonché di teoria e di tecnica. I tre, durante il lungo banchetto ebbero modo di conversare a lungo: pur essendo un esponente dello xingyi puro, Guo Pei Yun non appoggiò mai le critiche mosse a Wang Xiang Zhai ed incoraggiò anzi i suoi detrattori a confrontarsi direttamente con il creatore della “boxe dell'intenzione”, che lui aveva conosciuto ed apprezzato, o a tacere. Due uomini dalla mentalità aperta come Wang Xiang Zhai e Guo Pei Yun non potevano che generare ostilità da parte dell'ambiente marziale contemporaneo, chiuso ad ogni rinnovamento ed abbarbicato su idee antiquate e poco funzionali. Rari erano, infatti, i maestri che, come Wang e Guo, si impegnavano per un'evoluzione tecnica e culturale del wushu: il loro impegno era tanto intenso, però, da condurli in lunghi viaggi in giro per la Cina alla ricerca di esperti di ogni stile con cui scambiare idee, nel tentativo di sintetizzare i raffinati principi che costituiscono l'essenza del kungfu e di risollevare le sorti di una branca dello scibile umano che allora languiva. Ecco, dunque, che Wang Xiang Zhai , alla morte del suo celeberrimo insegnante, Guo Yun Sheng , partì per un lungo percorso di formazione che lo portò, più tardi, a creare l'yi quan. Guo Pei Yun , dal canto suo, utilizzò parte delle ricchezze che aveva ereditato per cercare, ospitare e finanziare maestri di ogni stile, di cui divenne amico, fino al momento in cui, all'avvento di Mao Zhe Dong al potere, il maestro Guo si vide espropriare dalle guardie rosse ogni avere, comprese le due moglie che la sua religione musulmana permetteva. Da quel momento in poi il maestro Guo fu costretto a vivere con il sostegno dei suoi allievi più stretti, facendo la spola tra Baotou (Mongolia Interna) e la provincia di nascita, lo Shaanxi. Tra i discepoli con cui trascorse lunghi periodi a stretto contatto figura il giovane Yang Lin Sheng , che studiò con lui fino alla morte, avvenuta nel 1978 .
La morte del maestro Guo ha un che di taoista, dato che, sentendo approssimarsi la morte, il maestro partì, raggiunse suo figlio e gli diede ordine di avvertire tutti gli allievi solo dopo la sua scomparsa: “Non voglio che essi si sentano in dovere di lasciare le loro famiglie e le loro occupazioni per venire al mio capezzale.” La sua scomparsa portò via un altro pezzo di storia del kungfu, composta di grandi personaggi e di conoscenze che ancora oggi, e sempre di più, rischiano di andar perdute.
      Un uomo che vide nascere l'yi quan di Wang Xiang Zhai e lo capì, che frequentò personaggi celeberrimi come Chen Fa Ke, ultimo grande interprete del Taiji stile Chen, Yang Cheng Pu, Hu Yao Zhen, e soprattutto fu allievo di uno dei più grandi maestri che lo xingyi quan abbia mai generato: Guo Yun Sheng. Il centenario della sua nascita è l'occasione per ricordare un periodo d'oro delle arti marziali tradizionali cinesi e i grandi rivolgimenti che segnarono per sempre il volto della Cina contemporanea: il maestro Guo è stato uno dei molti uomini che, figli di inizio secolo e legati alla cultura tradizionale, seppur non accecati da essa, furono violentemente costretti ad adeguarsi ai tempi e seppero, tuttavia trasmettere ai loro allievi i principi e l'essenza del kungfu che non è fatta di tecniche micidiali o salti acrobatici, ma passa da secoli nell'unico modo possibile: da cuore a cuore.


Chi era Lao Tzu

Il libro di Szu-Ma Ch’ien (145—86 a.C.) ci riporta:”Lao Tzu, era nato nel villaggio di Ch‘u-jên, circondario di Li, distretto di Ku del regno di Ch’u, aveva cognome Li, nome dato êrh, nome proprio Tan. Era conservatore degli archivi dei Chou. Secondo l’autore egli visse nel VI0 sec. ed era di qualche anno più vecchio di Confucio (551-479 a.C.) e coetaneo del Buddha (563-483 a.C.) dunque avvalorerebbe la tesi di Ray Grigg che ci fornisce le seguenti ipotetiche tre date per la sua nascita: 604 a.C.; 597 a.C.; 571 a.C.. Se così fosse allora Lao Tze sarebbe nato nell’Honan milleduecento anni prima che Bodhidharma giungesse al monastero di Shao Lin proprio tra le stesse colline che diedero il primo vagito allo Zen. Del suo incontro con Confucio G. Evans riporta il seguente dialogo: “Confucio si presentò innanzi a Lao Tzu. Questi gli disse: -un abile mercante nasconde con cura le sue ricchezze per apparire privo d’ ogni bene; (allo stesso modo) un savio di molta virtù deve apparire ignorante e stupido. Rinunzia (o Confucio) all’orgoglio ed a tutti i tuoi desideri; liberati dalle mire ambiziose che ti occupano, che tutto ciò non può esserti di utilità alcuna... La colomba non si bagna punto tutti i giorni per essere bianca ed il corvo non si tinge tutti i giorni per essere nero. Il cielo è naturalmente elevato, la terra naturalmente soda; il sole e la luna splendono naturalmente... in tal modo se tu coltivi la Via (il Tao) se ti indirizzi verso essa con tutta la tua anima vi giungerai da te stesso.” Nella versione che di tale incontro, avvenuto tra il 518 ed il 521 a.C., ne dà Fausto Tomassini emergono anche le motivazioni che avevano spinto Confucio a recarsi da Lao Tzu: “C. interrogò L.Z. sui riti (ovvero sull’importanza che questi avevano per lui dato che nel confucianesimo hanno un ruolo primario. “-Le persone di cui tu parli sono inaridite insieme alle loro ossa: rimangono solo le loro parole. Quando incontra la sua occasione il saggio monta in carrozza, quando non l’incontra se ne va (tranquillamente a piedi – aggiungo io) standosene appartato e seguendo la corrente. Ho inteso dire che un buon mercante si mostra spoglio anche se ha i magazzini pieni; il saggio ha l’aspetto dello stolto anche se è colmo di virtù. Lascia da parte la tua arroganza ed i tuoi atteggiamenti arbitrari ed i tuoi folli intenti, che nulla aggiungono alla persona di un maestro.(...)” - Confucio se ne andò e disse ai suoi discepoli: “-So che l’uccello è capace di volare, il pesce di nuotare e l’animale di camminare, ma quello che cammina può incappare nella rete, quello che nuota nella lenza, quello che vola nel dardo. Per quanto riguarda il drago, non so capire come salga in cielo montando i venti e le nubi. Ora ho visto Lao Tzu: è simile ad un drago.”

La leggenda narra che “Lao Tzu” (Lao Ce, Lao Tze, o Li Êrh Tan che dir si voglia) –riporta G. Evans- “riconobbe che quando si sono acquistati dei grandi meriti, bisogna ritirarsi nella solitudine.” Fu questo il motivo che lo indusse, all’apice della sua fama, ad eclissarsi per finire i suoi giorni nell’ anonimato e nella virtù suprema del Tao; ma giunto ai valico, il guardiano del passo, Yin Hsi, (valico di Han Ku Kuan nell’Honan; -brano tratto dalla medesima fonte riportata dal Tomassini ) gli disse: “Tu stai per scomparire, esigo (per pedaggio) che tu mi scriva un libro (quale pegno della tua saggezza ai posteri).” Così L.Z. –si dice- scrisse un libro in due parti, in cui spiega le virtù del Tao in cinquemila e più ideogrammi. Poi se ne andò e nessuno ne seppe più nulla verso occidente cavalcando un bue e seguito dallo stesso Yin Nsi. Questo libro è “Il Tao Te Ching”, LIBRO DELLA VIA E DELLA VIRTU’; solo io ne posseggo decine di edizioni diverse, in italiano: figuriamoci la portata del fenomeno nel mondo… (se posso consigliarvene una semplice, a cui sono particolarmente affezionato, perché non è delle classiche traduzioni letterali indecifrabili, è quella di Brian Browne Walker tradotta da Claudio Lamparelli con sua postfazione per la Oscar Mondatori uscito per la prima volta nel ’95). Questa di Lao Tzu è, se vogliamo, un’anomalia; infatti nessun “illuminato”, e nemmeno Gesù, scrisse qualcosa per i posteri della sua saggezza, ma tutto ciò che ci pervenne fu mediato dai rispettivi seguaci od apostoli ed evangelisti. Ciò che mi disse il mio maestro Yang Lin Sheng a riguardo fu che durante la sua lunga vita di bibliotecario, egli scrisse 33 volumi trattando per esteso la saggezza che via via il Tao del suo corpo (in quanto microcosmo) gli aveva insegnato. Tuttavia come spesso è avvenuto in Cina e nel resto del mondo fino ad oggi (anche per la biblioteca di Alessandria…) tali volumi finirono in un rogo “purificatore” frutto dell’ignoranza. Così Lao Tze, malato e vecchio, si ritirò a vita privata con una mucca che conduceva con se ovunque andasse. Si alzava con lei al sorgere del sole ed andava a dormire con lei al tramonto. Dopo un lungo periodo nel quale aveva trovato il modo di armonizzare il suo corpo con quello “celeste” dell’universo secondo le leggi del Tao, si riprese dalla malattia e parziale cecità, così fu in grado, mediante dettatura, di lasciare ad un suo allievo quello che è arrivato fino ai giorni nostri appunto con il nome di “Tao Te Ching”. -Il fatto che sia stato supplicato da un suo allievo a trasmettere l’essenza dei 33 volumi preesistenti, prima di scomparire come tutti gli immortali, spiega sia la legenda precedente riportata dal Tomassini e da Evans, che l’estrema ermeticità del testo che doveva, necessariamente sintetizzare il frutto di una vita di studio e dedizione non avendo più tempo e forze a disposizione per riscrivere i 33 volumi da capo.

Un’ultima notazione va fatta riguardo al testo dal cinese ed al relativo suono che hanno tali versi. Come tutti sanno sono ideogrammi che pronunciati in sequenza hanno una vera e propria metrica, come per le nostre poesie, solo che le immagini non corrispondono a parole o concetti, ma a realtà (vai all'esempio).

M.C.


La vera essenza delle arti marziali

Prima di affrontare il tema principale del Tao Tê Ching, ovvero: il libro della Via e della virtù, dobbiamo spiegare il perché della scelta di questo testo e soprattutto: che legame intercorre tra L. Z. ovvero il taoismo, il buddismo C’an o Zen che dir si voglia, e le Arti Marziali nate a Shao Lin nella loro versione più cornpleta esistente al mondo e successivamente esportate settorialmente e diversificatesi in tutto il rnondo nei rnillecinouecento anni sepuenti. Ray Grigg nella sua prefazione esordisce: “Lo Zen è Taoismo mascherato da Buddismo.(... ) Gli scritti formativi del primo Taoismo sono sostanzialmente gli insegnamenti Zen.” Questo perchè nel 520 d.C. un monaco indiano nativo di kanchipuram vicino a Madras, di nome “Bodhidharma in indiano, che deriva da bodhi che significa”verità” e dharma, ”insegnamento”; In giapponese: “Daruma” ed in cinese Pu-ti-ta-mo.”(Ernest Wood) o più semplicemente: Ta-Mo’, nato nel 470 e morto nel 543, giunse in Cina ed in particolare a Shao Lin. L’importanza di questo nersonagpio sta nel fatto che esso era il ventottesimo patriarca del buddhismo discendente e depositario diretto del processo essenziale con cui il Budda raggiunse l’illuminazione, nonchè fondatore e primo patriarca del buddismo C’an cinese che diverrà lo  Zen nella tradizione giapponese. Ma non solo: a Shao Lin (incontrato per caso da Yang XuanJi un cinese di Loyang, nell’Honan moderno tra 516 e il 528) fuse la pratica taoista del medico Hua Duo (vissuto al tempo dei 3 regni 220-265 d.C.) con quella della meditazione del buddismo C’an dando origine a tutte le Arti Marziali note in cina con il termine: “WUSHU”. Riguardo al suo insegnamento: tutte le testimonianze della biblioteca di Shao Lin andarono bruciate nel 1928 ma tramandate oralmente dai pochi maestri ancora viventi. Xong YiXiang è uno di questi che ha provato a rivelarci il significato degli insegnamenti di Ta Mò.”Ci ha detto che è stato lui ad introdurre in Cina la nozione di WU-DE o virtù marziale, cioè qualcosa che comprende le qualità della DISCIPLINA, del LIMITE, dell’ UMILTA’ e del RISPETTO PER LA VITA UMANA. Con le sue parole: “Prirna dell’ arrivo del Da-Mò, i cinesi che praticavano arti marziali, s’allenavano soprattutto a combattere e si comportavano da prepotenti con i più deboli. Il Da-Mò ha portato il Wu-Dè, cioè l’insegnamento che il vero significato delle Arti Marziali è la cura dello sviluppo spirituale e della salute fisica e non il combattimento”!!! (H.Reid M.Croucher)”. Nel documentario su Shao Lin di Marina Blasi del 9/4/’95, il priore del monastero nell’intervista dice: “Ta-Mò non insegnava con le parole ma lasciava (secondo quella che poi è divenuta la prassi nello Zen) che l’insegnamento passasse da cuore a cuore. Una volta sola usò le parole e disse:”I cuori puri possono conoscere la VERITA’;TUTTO E’VUOTO, Se il cuore è quieto e duro come la roccia, se il cuore non ha desideri ed all’esterno si ferma il destino, allora si può dire di aver completato la conoscénza”. 
M.C.



Cos'é il Tao?

Ma veniamo al Tao traducibile con: “La Via Maestra”, oppure con: “La Legge Suprema” o TAO. Letteralmente, la parte in alto a destra indica: la testa, il capo, la guida, la direzione, mentre il radicale che parte da sinistra e scorre in basso a destra, indica movimento; dunque in esso è presente tanto l’elemento dinamico del mutare, quanto quello statico del principio immutabile ed eterno: “L’unica Via che può dirsi vera è colei che è costante nel tempo” (Prof.Leonardo-Arena: Università di Urbino) pur mutando nelle sue manifestazioni particolari in termini di rapporti relativi tra Yin e Yang suoi imprescindibili elementi costitutivi.


COSA SONO:  lo Yin e io YANG?

Questi sono i due “Poli Imperiali” (M° Li Xiao Ming nei corsi tenuti ad Urbino presso la scuola superiore di medicina olistica) componenti il “Mandala” o diagramma del ‘Tai Ci Tu”: ”Supremo Fondamento”. Questo rappresenta l’eterno alternarsi del bianco e del nero, dello Yang e dell’ Yin così raffigurati, del giorno e della notte, dell’attivitã e della passività, della razionalità e dell’intuitività, dell’inspirazione e dell’espirazione (Santoni Ohashi) della concentrazione e della meditazione. In ultima analisi: tutti i primi rappresentano delle qualità tendenzialmente maschili, i secondi termini, quelle femminili. Inoltre, la metà bianca dei Tai Ci nasce ed ha come suo nucleo un puntino nero e viceversa; ciò sta ad indicare che ogni eccesso di ciascuno di questi due stati energetici ideali, porta necessariamente a ricadere nel suo opposto, senza peraltro voler dare una caratterizzazione moralistica di bene e male ai due succitati princìpi che di fatto nella pratica taoista non esiste (dalle lezioni di Icilio Vecchiotti scomparso da diversi anni sempre all’Università di Urbino) poichè sono entrambe artefici e cooperano alla creazione di tutto ciò che esiste in natura. Il fine è l’armonia, la via di mezzo tra le due antitetiche componenti e non l’iperattività occidentale o la passività indiana per intenderci. La Legge del Tao, non consente di agprapparsi a ciascun punto fisso per più dell’istante in cui questo si è affacciato intuitivamente alla nostra coscienza psicofisica. Bhagwan Shree Rajneesh dà, a tal riguardo, l’immagine del funambolo che per avanzare è costretto a mutare di continuo il suo assetto per non cadere: in ciò consiste l’immutabilità (la fune, la direzione) dinamica legge suprema del Tao.

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Come nacquero le Arti Marziali e si diffusero nel Mondo


Durante il regno di HAN-WU-TI della dinastia degli HAN orientali (25-220 d.C.) il famoso medico cinese HUA TUO mise a punto una serie di esercizi per mantenere la forma fisica, chiamati WU-QIN-XI ("Esercizi dei 5 Animali"), che imitavano i movimenti di 5 animali: la tigre, il cervo, l’orso, la scimmia e la gru. Questa pratica fisica aiutava non solo da un punto di vista salutare, ma serviva ad aumentare l’ abilità, la forza, la destrezza ed il coraggio. l’opera innovatrice di HUA ebbe una grande influenza sulle attivitá fisiche volte a conservare la salute nelle epoche successive della Cina. Alla fine della dinastia HAN, differenti stili si fusero e dettero vita al primo tra gli stili "moderni" di Kung Fu oggi esistenti, lo stile della "lunga mano" o Chang Chuan (Zan Ciuen). Con l’introduzione del buddismo in Cina nacquero i primi Monasteri, principalmente al Sud. Nel 495 d.C. il monaco buddista indiano BATUO fondò il tempio di SIUM-LAM ("giovane foresta") nella regione Henan, a sud della montagna Sung; qui i discepoli Seng Chou e Fu Ju raggiunsero la padronanza in alcune forme di boxe. Altri templi appartenenti allo stesso ordine furono edificati anche al Nord, dove nella lingua mandarina, la più diffusa all’epoca in Cina, SIUM-LAM si trasformó nel più conosciuto SHAOLIN. L’episodio fondamentale nella storia del Kung Fu é l’arrivo del monaco buddista indiano TA-MO (o BODHIDARMA) nel monastero di ShaoLin (520 d.C.). BODHIDARMA, che in lingua sanscrita significa "l’uomo che é stato premiato con l’illuminazione per aver seguito fedelmente i principi del buddismo", era il XXVIII° Patriarca del buddismo indiano (ed il primo della Cina) e diede origine a quella corrente di buddismo chiamata CH'AN e a noi più nota col nome giapponese ZEN. BODHIDARMA apparteneva per nascita alla casta guerriera degli KSCATRIYA e come un guerriero era stato allevato. Trovando i monaci Cinesi estremamente deboli fisicamente, insegnó loro gli esercizi formativi praticati dalla sua gente per aumentare il CHI e la forza. Le serie di esercizi più importanti introdotti da TA-MO furono: CHIN CHIN, HSI SUI CHING ed i "18 movimenti del lohan" basati sui movimenti dei 18 animali piú importanti dell’iconografia Indo-Cinese (la tigre, il leopardo, il cobra, il serpente, il drago, ecc.). Il monastero di SHAOLIN divenne nei secoli successivi famoso per l'abilità dei suoi monaci nel combattimento e sinonimo stesso di arte marziale cinese. La potenza dei monaci arrivò al suo apice quando un imperatore di quel tempo ricorse al loro aiuto per debellare un esercito nemico. Il combattimento dei monaci in battaglia fu così esemplare da far divenire il loro nome sinonimo di combattimento marziale. La supremazia dei monaci SHAOLIN durò quasi 300 anni. Nel periodo 840-846 circa 4500 grandi templi e 40.000 comunità buddiste furono distrutte dal governo imperiale, il quale intraprese una vera e propria campagna di persecuzione contro i buddisti. Nel monastero SHAOLIN ad Henan gli stili insegnati da TA-MO furono perfezionati da KWOK YUEN (CHI-CHI-CHAN) il quale insieme ad un vecchio maestro di nome PAI-YU-FENG, elaboró un sistema di lotta contenente 170 mosse base raggruppate in 5 stili diversi che presero il nome da 5 animali: Serpente, Gru, Tigre, Leopardo e Drago. Questi 5 stili costituirono una tappa fondamentale nello sviluppo delle arti marziali. Quello che PAI-YU-FENG e CHI-CHI-CHAN e prima di loro TA-MO cercarono di ottenere era un sistema di lotta che traesse il meglio delle due scuole madri interne ed esterne. KWOK YUEN ebbe un'altro grande merito nello sviluppo del WuShu,(Arte Marziale) quello di garantire il rispetto di un etica da parte di coloro che lo praticavano, e per questo egli elaborò una lista di 10 regole che sono tuttora la base della pratica del WuShu. Molto più tardi, sotto la dinastia MING (1368-1644), sorsero numerosi nuovi stili e scuole di WuShu. Nella scuola dei monti WU TANG alcuni eremiti concepirono gli stili capostipite di tutti quelli interni: lo Xing Yi Quan ed il  Taiji Quan. La caduta dell’impero Ming ad opera degli invasori MANCHU' portò al potere la dinastia CH’ING (1644-1911). Durante i 250 anni che seguirono, molti Cinesi si batterono contro i MANCHU', uniti in società segrete; da questo momento vi furono feroci attacchi contro i monasteri Buddisti fra le più importanti lotte ricordiamo quella dovuta al primo imperatore della dinastia CH'ING e a due ministri che convinsero l'imperatore che il tempio di Shaolin era una roccaforte della ribellione. Con questo attacco il tempio venne raso al suolo e soltanto 5 monaci noti come "i 5 antenati", si salvarono portando con se gli inestimabili segreti della lotta di SHAOLIN. Ma la lotta contro i MANCHU' non si arrestò, si diffuse per tutta la Cina ed in alcune provincie raggiunse dimensioni senza precedenti. Durante la metà del XIX° secolo scoppiò una rivolta che durò 14 anni nota come la più famosa guerra del WuShu che si conosca, "la rivolta dei BOXERS". Nel 1900 i Boxers furono sterminati dall'arrivo dei britannici, americani e francesi ed i tumulti sedati. La sconfitta dei Boxers segnò la fine dell'uso del WuShu come arma nelle guerre convenzionali. Con la fine del governo MANCHU' e la nascita della Repubblica Popolare Cinese (1912) l'arte marziale cinese si ampliò ulteriormente e si diffuse in tutta la nazione. Nel 1921 nacque il Partito Comunista Cinese (Mao Tse-tung é tra i fondatori) e nel 1949 venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese. I vecchi stili e le relative pratiche furono salvate dall’estinzione e nuovi stili (Ba Gua Zhang ed Yi Quan) si evolsero con grandi sforzi innovativi. Il Kung Fu venne portato in Occidente in parte dai membri delle forze armate statunitensi di ritorno dall’Asia dopo le guerre di Giappone, Corea e Vietnam, ed in parte dai cinesi emigrati che cominciarono a rivelare i segreti delle loro arti marziali, incuranti delle antiche tradizioni che imponevano il segreto totale. L’avvento di Bruce Lee e lo sfruttamento del Kung Fu da parte dei mass-media, portò insieme al fraintendimento che tutt'ora perdura sulle finalità di tali arti marziali, una grande popolarità a livello mondiale che ci ha permesso oggi di trovarci qui a parlarne.


Il Kung Fu del Nord e del Sud della Cina

-Secondo la tradizione, i cinesi del Nord erano nomadi e cavalieri e preferivano combattere a distanza, mentre i cinesi del Sud erano piccoli e coltivatori e preferivano il combattimento ravvicinato. -Gli Stili del Nord sono caratterizzati generalmente da posizioni molto basse ed allungate, da movimenti e spostamenti ampi e lunghi, da una grande varietá di tecniche di gamba (anche volanti) e dall’applicazione di forza esplosiva, sciolta e fluida. Alcuni esempi: Shaolin Quan, Cha Quan, Mei Hua Quan, Tantui, Yanging Quan, Chuojiao, Taizu Chang Quan, Ying Zhao Quan, Baji Quan. -Gli Stili del Sud contengono una nutrita predominanza di colpi e parate di braccia, dove le tecniche di mano per sferrare i colpi adottano svariate posizioni (dall’artiglio dell’aquila o della tigre, all’uncino a becco di grú, ecc.); le posizioni sono piú raccolte rispetto a quelle degli Stili del Nord ed ogni movimento esprime grande vigore muscolare; l'uso della forza e` spesso brusco. Nelle scuole del Sud vi é una piú complessa struttura dei movimenti poiché, oltre alla varietá tecnica, vi sono numerosi tipi di applicazione della forza: esplosiva, elastica, pesante, prolungata, ecc. Alcuni esempi: Hongjia Quan (Hung Gar), Wuzu Quan, He Quan, Dishu Quanfa.


Scuole Esterne ed Interne

Nella divisione basata sulle caratteristiche del combattimento troviamo gli Stili Esterni (Waijia), di ispirazione Buddista, e gli Stili Interni (Neijia), di ispirazione Taoista. E` una classificazione fondata sulla differenza nei sistemi d'allenamento delle varie scuole. Gli Stili Esterni si basano sull’allenamento e sulla forma fisica, con movimenti forti e veloci, e nelle loro espressioni di aggressivitá lasciano intuire una predilezione per la strategia dell’attacco. Sono stili nei quali la forza è sviluppata con movimenti rettilinei con ampio utilizzo della forza muscolare (energia esterna). Richiedono una buona preparazione fisica.

(Come nacquero le arti marziali..., Kung fu del Nord e del Sud e Scuole esterne ed interne sono tratti da un lavoro del M° Xu Hao -Pol. S. Rita di Modena- mio insegnante di spada, dopo i 5 anni: 89-93 sotto Li Rong Mei ).

-Relativamente al Ba Gua Zhang,Dan Miller, dando voce al suo maestro Park Bok Nam, nel secondo volume della sua splendida opera, a pag. 44 ci illumina dicendo:
"... Nella camminata in cerchio Pa Kua Chang (un altro modo di scrivere il medesimo sistema di kung fu) il praticante è in costante movimento. La camminata in cerchio, ovvero pratica di meditazione in movimento, riflette direttamente l'influenza taoista. I Taoisti si preoccupavano di unificare l'Uomo, il Cielo e la Terra e perciò credevano che, se la pratica meditativa era condotta durante il movimento costante, ci si poteva fondere meglio con la natura ed assorbire il ch'i (Qi, Chi, Ji) del Cielo e della Terra. Niente nella natura è perfettamente immobile (principio primo del "Tao") e perciò è più naturale restare in costante movimento mentre si medita (come nel TaiJi Quan). Mentre la meditazione buddista è statica e la concentrazione è all'interno, la pratica taoista della camminata in cerchio (ma anche nel TaiJi Chen e nell' Yi Quan) è una meditazione in movimento mentre l'attenzione è focalizzata all'esterno".

Gli Stili Interni pongono l’accento sulla forza interiore, con un lavoro quasi alchemico, che, attraverso la canalizzazione del respiro e del QI, porta ad attingere la propria forza nel serbatoio dell’universo; tramite l’utilizzo della forza muscolare guidata dal controllo dell’energia interiore, vedono come strategia principale quella della salute e dell’autodifesa. A questo scopo esistono specifici esercizi da eseguirsi secondo precise modalità . Provando a spiegarle, per quanto si possa a parole, esse coniugano la concentrazione mentale (intenzione delocalizzata ) con la forza (a spirale) unite alla respirazione sincronizzata ad un movimento coordinato eseguito con postura del corpo rigorosamente perpendicolare. L’origine degli Stili Interni é da attribuire al pensiero di alchimisti ed eremiti taoisti , giunti sui monti Wu Tang. I piu' conosciuti stili interni sono: il Tai Ji Quan (Tai Chi Chuan) di cui lo stile CHEN è il più marziale ed antico, il Ba Gua Zhang (Pa Kua), lo Xing Yi Quan, e l’ultimo in ordine cronologico ma non per la sua importanza e ricchezza innovativa: l’ YI QUAN, codificato solamente 70 anni fa dal M° Wang Xiang Zhai. Questi stili, come un corso di laurea dopo il liceo (lo Shaolin) sono per l’appunto quelli a cui la nostra scuola ha dedicato maggiore attenzione, aprendo per la prima volta nelle marche, un corso professionale agganciato autenticamente alla tradizione pervenutaci intatta attraverso i secoli nel nostro caposcuola e guida: il Gran Maestro Yang Lin Sheng.

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L’INFLUENZA DEI CINQUE ANIMALI DELLO SHAOLIN DEL SUD NEL KARATE D’OKINAWA

 

Nello sviluppo del Karate d’Okinawa ci furono almeno tre influenze fondamentali. La prima rappresenta il solo aspetto del Karate che può essere simbolizzato dalla terna “Te”. Spesso la traduzione del termine può assumere più significati, più abilità, che gli artisti marziali d'Okinawa si sforzano di incrementare per perfezionare le loro tecniche di combattimento. Una parte di storia reclama le abilità e la strategia dei marzialisti che i re d'Okinawa conobbero dopo l’occupazione dei “Satsuma” nel 1609. Quelli appartenenti alla famiglia reale, svilupparono abilità speciali che includevano certi “segreti” che passarono ad ogni membro della famiglia fino ai giorni odierni. La seconda influenza viene sicuramente dai membri della famiglia “Minamoto” che dopo l’incidente di “Hogen”, usarono Okinawa come un’area di preparazione alla rivoluzione contro il clan dei “Taira”. Si crede che, mentre i Minamoto allenarono, le loro tecniche, essi divisero le loro conoscenze con la famiglia reale d'Okinawa. Ci sono parecchie ragioni per le quali essi poterono fare tutto ciò. Primo; alcuni leader e Samurai si sposarono con le donne d'Okinawa, durante la loro permanenza nell’isola, dividere le proprie conoscenze con loro fu facile come farlo con membri della propria famiglia. Secondo; in caso d'attacco da parte dei Taira, che furono molto attivi nello sorvegliare gli affari in Giappone e in particolare quelli del gruppo d'Okinawa, per questo i Minamoto vollero allearsi con loro. Infine, si crede che i Minamoto vedessero nei loro marzialisti dei veri e propri tesori che divisero con gli Okinawensi e ai quali donarono un santuario.

 

 

L’INFLUENZA DEL NAN SHAOLIN

 

La terza influenza che fu molto enfatizzata in passato, è quella del “Chugoku Kempo”. Tale arte marziale Cinese fu trasmessa ad Okinawa da un monaco Buddista. La data in cui il Chugoku Kempo entrò ad Okinawa è sconosciuta ma si crede che l’antica arte di combattimento di Shaolin, entrando ad Okinawa contribuirà fortemente all’uso delle tecniche di braccia, fino allora scarsamente utilizzate per il vasto impiego delle armi. Prima del 16° secolo, lo Shaolin Quan fu principalmente un’arte di pugno e di palmo, nel 16° secolo “Chueh Yuan” espanse lo stile di Shaolin con “Li Cheng” e “Pai Yu Feng” in 170 movimenti ispirati ai cinque animali famosi ancora oggi. Per capire la forma dei cinque animali e la sua importanza, è necessario guardare tre grandi maestri d'Okinawa e studiare le loro caratteristiche nell’allenamento e nell’insegnamento. Essi sono: Sakugawa, Chojun Miyagi e Zenryo Shimabuku. Sakugawa ha l’importanza dì aver aperto il primo dojo ad Okinawa. Il suo allenamento incominciò sotto il vecchio guerriero e monaco “Takahara” che si crede abbia appreso le tecniche combinanti le antiche tecniche del “Te” d'Okinawa con quelle dei Minamoto. Durante quel periodo, gli abitanti dell’isola erano molto interessati dalle grandi abilità dei Cinesi nelle arti marziali. Sakugawa continuò il suo allenamento sotto un Cinese chiamato “Kushanku”. Ci sono diverse opinioni circa quest’ultimo, c’è chi sostiene che era un uomo d'affari, chi un militare e molti altri un monaco. Egli insegna una versione dello Shaolin Quan (Shorin Kempo in Giapponese) generalmente conosciuta come “HungGar Kuen”. Si afferma che quando Sakugawa incorporò il “Te” e il “HungGar” creando il Karate, il monaco Takahara, chiamò Sakugawa a se e gli disse di aprire la sua scuola dove ogni uomo avrebbe potuto apprendere la sua arte marziale. Durante quel periodo, infatti, per conoscere le arti marziali si doveva avere un parente nella famiglia reale, oppure essere fortunato e convincere un monaco ad insegnarti, si afferma che Takahara conservò le abilità segrete dei combattenti, cancello il comune valore dell’arte conosciuto dalla gente e nel tempo in cui fu monaco istruì il suo migliore discepolo Sakugawa, convincendolo ad aprire un dojo pubblico. Avendo allenato lo stile HungGar Kuen (Tigre & Gru) proveniente dallo Shaolin meridionale (Fukien), Sakugawa ebbe una grande influenza dalle attitudini della famiglia Hung, ed in particolare dai concetti circa la Tigre e la Gru che rientravano nei livelli alti dell’allenamento. Questa è la ragione per la quale tu puoi trovare nella scuola “Shorin ryu” gli insegnamenti della Gru bianca con i segreti sui tendini, un altro stile Shorin (Shotokan) promuove le gesta della Tigre riflettendo il sistema Hung di Shaolin. Alcuni stili Shorin ryu quindi si specializzarono nella Gru bianca con le sue tecniche di presa (KamNa) nascoste nei moderni kata e che sono parte integrante dello sviluppo delle arti d'Okinawa. E’ da tenere in considerazione che, anche se i Giapponesi adottarono molte tecniche Cinesi, essi non accettarono direttamente le forme HungGar, ma in seguito crearono i loro kata.

Il secondo gran maestro che apprese dallo Shaolin meridionale “Chojun Miyagi”. Miyagi studiò con “Kanryo Higashonna” che a sua volta apprese il Lohan Kuen (Pugilato del Monaco) sotto un maestro Cinese conosciuto come “Ryu Ryu Ko”. Nel periodo della sua giovinezza, Miyagi decise di recarsi in Cina per studiare con Ryu Ryu Ko, il quale non trovò per molto tempo. Si allenò con un uomo chiamato “Gokenki”  maestro di Gru Bianca, Hsing-I, Pa-kua e Lohan che enfatizzò l’aspetto soffice dell’arte riguardante la Gru bianca. Quando Miyagi creò i kata per lo stile Goju ryu, anch’egli portò particolare attenzione ai movimenti soffici che apprese dai sistemi interni e tramite le tecniche della Tigre e Gru appartenenti al sistema HungGar, da cui derivò il nome Go (duro/tigre) e Ju (morbido/gru). Egli sviluppa anche alcuni esercizi o “kakie” basati sulle prese della Gru bianca.

L’altro gran maestro d'Okinawa che contribuì allo sviluppo del Karate d'Okinawa, fu “Zenryo Shimabuku”. Il suo insegnante fu “Chotoku Kyan”  il quale è conosciuto come il fondatore dello Shorin ryu. Kyan fu un gran combattente dai calci poderosi nonostante la sua piccola statura, e si affermò che anche Shimabuku amasse le tecniche di gamba e si allenasse costantemente per migliorarne l’abilità. Egli si  recò in Cina per studiare lo Shaolin del nord, i calci della Gru Bianca, le tecniche del Dragone e del Serpente ebbero un'influenza particolare negli allenamenti di Shimabuku. Al suo ritorno ad Okinawa, prese parte nell'associazione di Kempo d'Okinawa con Shigeru Nakamura e con la sua abilità nei calci, espanse il repertorio di molti marzialisti Okinawensi.

 

CONCLUSIONI

 

Osservando le tecniche dei cinque animali, oggi è possibile costatare l’influenza che l'HungGar e Lohan ebbero nel Karate d'Okinawa. E’ anche importante sapere che molti marzialisti d'Okinawa furono agevolati nello sviluppo delle loro tecniche, proprio dagli stili Cinesi e dalla vasta varietà di tecniche di mano, di calci, che incoraggiarono i Giapponesi a studiare le arti marziali di Shaolin. Come i cinque animali dello Shaolin di Fukien sono stati presi specificatamente nel Karate d'Okinawa, è anche vero che prese ispirazione da tecniche d'altre regioni, anche se con minore rilevanza. Il Karate è lo stile che si adatta ad ogni marzialista poiché possiede tecniche di combattimento Cinesi antiche (Shaolin HungGar, Lohan Kuen ecc.) e particolari come l’arte del “Bushi Te” che fu adottata dall’Aikijutsu del clan Minamoto, questo fu un clan ben distinto basato sul genio del Bushi d'Okinawa. L’arte antica del Karate fu adottata dal Kempo Cinese.

 

M° Giuseppe Cucci

7°dang Shaolin HungGar

5°dan Karate Shotokan

con pu

 

Bibliografia:

Bubishi, la bibbia del karate – edizioni mediterranee - 2000

Karate di Okinawa, maestri, stili e tecniche segrete – edizioni mediterranee - 1994

La via delle Arti Marziali – RED edizioni - 1988




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